Elizabeth by Ken Greenhall

Elizabeth by Ken Greenhall

autore:Ken Greenhall [Greenhall, Ken]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2024-09-16T22:00:00+00:00


QUINDICI

«Buongiorno, Elizabeth».

Miss Barton si sedette al tavolo della colazione, sorridendo. Io avevo voglia di scappare, ma ricambiai il sorriso e la guardai mentre si infilava in bocca una capsula di vitamine seguita da un sorso di spremuta d’arancia. Un frammento di polpa le rimase attaccato all’angolo delle labbra. Katherine allungò una mano e glielo tolse con un tovagliolino. Io avevo perso l’appetito.

Andai nello studio e aspettai che Miss Barton mi raggiungesse. Ero pronta ad ascoltarla, per assurdo e inquietante che fosse ciò che aveva da dirmi. Ero certa che sarebbe caduta in fallo, e ne avrei approfittato per ristabilire l’equilibrio che avevamo così faticosamente raggiunto.

Entrò quatta quatta nella stanza. Il sorriso idiota era svanito. «So che sei ferita» disse. «Non voglio che ti senta così. Voglio solo che tu sappia come mai sono qui e che, insieme, scopriamo cosa ne è stato di tua nonna».

Non ero sicura che l’avesse detto con condiscendenza, ma l’impressione era quella.

Lei continuò: «Le donne della nostra famiglia hanno dovuto fare i conti col retaggio del potere di Frances a partire dalla sua morte nel Cinquecento. Un potere del genere non può portare altro che dolore e rovina a chi non è in grado di resistere. Quelle che l’hanno accettato ne hanno sofferto. È facile rifiutarlo, come abbiamo fatto io e tua nonna. Lei sapeva che eri vulnerabile e mi ha chiamata qui perché ti aiutassi a proteggerti. Spero che accetterai il mio aiuto».

«Perché dovrei?» dissi. Voleva obbligarmi a buttar giù ogni mattina capsule di vitamine che puzzavano di sudore e a fingere che James fosse un marito fedele e irreprensibile. Voleva che diventassi una vecchia terrorizzata dal presente. «Perché dovrei scambiare la forza con la debolezza?».

«Non è tua, la forza» disse lei. «Il potere appartiene a Frances. Lei ti userebbe fino forse a distruggerti».

«Sa dirmi perché Frances non viene più a trovarmi?».

«Può darsi che inconsciamente tu l’abbia respinta. Frances appare solo quando una persona è ricettiva a tutto ciò che lei rappresenta. Davvero non provi nessuna vergogna o rimorso al pensiero di essere coinvolta nella morte di persone vicine a te e che ti volevano bene?».

«Non ho mai desiderato che morissero. Le ho semplicemente esposte al potere di Frances».

«Frances non avrebbe potuto fare del male a tua nonna».

«E allora cosa le è successo?».

«È quello che dobbiamo scoprire. Dobbiamo interrogare tutti quanti e farci dire cosa hanno visto quella notte».

Miss Barton voleva giocare all’investigatore privato. La verità le faceva paura e stava cercando una spiegazione convenzionale, non importa quanto inadeguata. Forse il motivo per cui lei e tanti altri avevano una passione per le banalità è che una volta avevano visto la verità e ne erano rimasti atterriti.

Nel buio di Castle Clinton, io avevo stretto una mano intorno al corpo freddo di un rettile. Ecco la verità.

Miss Barton mi sfiorò la mano. Mi ero accorta che stava parlando, ma non avevo idea di cosa avesse detto. Lei ripeté parola per parola: «C’è un altro modo. Hai assistito a scene di violenza?».

«Ci sono oggetti che mi mostrano certe cose».



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